I finti autovelox

A che servono allora? Sono dei dissuasori: inducono gli automobilisti a rallentare la velocità, malgrado non ci sia alcun rischio di essere multati.
Attorno a questi aggeggi si sta recentemente accendendo uno scontro istituzionale tra i comuni e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Vale la pena di spendere una riflessione in difesa dei Comuni che si battono per poter continuare ad utilizzare questi dispositivi: al pari degli autovelox veri, quelli finti, servono a dissuadere gli automobilisti dall’accedere i limiti di velocità, contribuiscono, quindi, a tutelare la sicurezza delle strade, senza il secondo fine di infliggere multe e arricchire i bilanci dei Comuni. In più, i finti autovelox, non richiedono alcuna attività di gestione, per cui non sottraggono agenti di polizia dal prestare i loro servizi in favore della cittadinanza, per esaminare fotogrammi e compilare verbali.
Insomma, saranno pure illegali, ma se servono allo scopo e non fanno danni, allora si farebbe meglio a legalizzarli, anziché discuterne tanto.
Dei “finti autovelox” si è parlato qualche tempo fa anche alle “Iene”, ovviamente gridando allo scandalo. Di scandaloso (e su questo concordiamo) c’è la cifra spesa dai Comuni per acquistare ogni singolo esemplare: ben tremila euro per ogni finto autovelox, che altro non è che un cilindrone di plastica arancione. Puro spreco di denaro pubblico, per arricchire i produttori di questi aggeggi.
Quello su cui non concordiamo, invece, è la conclusione a cui giunge la iena di turno: “gli autovelox sono finti, non fanno multe, quindi non servono a nulla”.
Questione di opinioni, questa è la nostra. Tu che ne pensi?
