Quer pasticciaccio brutto de Via di Portonaccio

Muovendo le mosse dal titolo della celebre opera di Carlo Emilio Gadda, a due anni di distanza dall’insorgere della questione della corsia preferenziale di Via del Portonaccio in Roma, è utile tracciare una riga e verificare quali tra le tesi oppositive dei cittadini e quelle difensive di Roma Capitale, abbiano terminato per assumere rilievo e riconoscimento giudiziale.

Il caso è, ahinoi, tristemente noto ai più.

Nella Capitale, in corrispondenza del tratto finale di Via del Portonaccio, con direzione Via Tiburtina, è stata attiva una corsia riservata alla circolazione dei mezzi pubblici sino a che, siamo oramai sul finire degli anni ’10 dell’attuale secolo, la Amministrazione romana deliberò di sospendere la validità di essa corsia preferenziale, permettendovi il libero accesso veicolare, al fine di fluidificare l’intenso traffico automobilistico affliggente da sempre quel quadrante urbanistico e aggravatosi a causa dei lavori di ristrutturazione della vicina stazione ferroviaria “Tiburtina”.

È in questo frangente che Roma Capitale semina ciò che germoglierà nel corso del 2017 e fiorirà nel, giustappunto, pasticciaccio di Via del Portonaccio.

Il già Comune di Roma, infatti, si limitò a cancellare le strisce longitudinali gialle presenti nella detta arteria e a informare la cittadinanza che fosse, da allora, consentita la percorrenza della oramai celeberrima Via.

La Amministrazione capitolina, però, si dimenticò, allora, di procedere alla disinstallazione dei segnali verticali indicanti il divieto di accesso ai veicoli estranei a quelli pubblici, cosicché chiunque ivi circolasse, memore della disattivazione della corsia preferenziale, non ha più dato peso a detta segnaletica residuata, tanto che essa, nel corso degli anni, è divenuta, più che altro, un decadente mobilio dell’arredo cittadino.

Improvvisamente Roma Capitale, nei primi mesi del 2017 ha, poi, deliberato di riattivare la corsia dei mezzi pubblici di Via del Portonaccio, ciò, financo, non rendendosi necessario, atteso che i lavori sulla Via Tiburtina che, anni addietro, avevano legittimato la sospensione del divieto di circolazione a mezzi estranei a quelli di trasporto pubblico, ancora in quei mesi si sono appalesati in corso di esecuzione.

Nulla quaestio, si direbbe, atteso che ogni Amministrazione ha diritto a deliberare, nel limiti della liceità, quanto considerato opportuno, salvi i ricorsi al TAR competente, nel caso di cui trattasi non esperiti.

In realtà, quanto statuito in ordine alla corsia preferenziale di Via del Portonaccio di quaestiones ne ha sollevate molte, atteso che essa area riservata è stata sì riattivata, ma in difetto delle più elementari regole di garanzia per il cittadino, ossia mancando di ammodernare la segnaletica ivi insistente che, dunque, è rimasta tale e quale a quella precedente, ciò non consentendo agli automobilisti di rendersi conto che stessero accedendo in una via inibita alla circolazione ordinaria.

Rectius, i cittadini se ne sono accorti, ma a distanza di due mesi, allorchè Roma Capitale, nei termini di cui all’art. 201 c.d.s., ha iniziato a notificare i relativi verbali.

Spesso e volentieri, ciò interessando i residenti in zona, di verbali ricevuti non ne sono state, è facile da immaginare, poche unità, ma si è addivenuti a copiose decine e, da qui in poi, il caso ha assunto rilevanza nazionale e, ahinoi, anche toni grotteschi da parte del Campidoglio.

Che, infatti, in Via del Portonaccio in Roma, da parte della Amministrazione, vi fosse stata qualche pecca, specie nel segnalare la riattivazione della corsia degli autobus, è stato subito chiaro, tanto che il Dipartimento Mobilità di Roma Capitale, con  nota prot. n. 21306 del 12.6.2017 inoltrata dal all’A.T.A.C. s.p.a. ha avuto a invitare essa Società a provvedere “con cortese urgenza al rifacimento del tracciato della corsia preferenziale a perfetta regola d’arte e al ripristino della segnaletica verticale”.

A stretto giro il medesimo Ufficio, con nota del medesimo prot. n. 25269 del giorno 11.7.2017 è tornato a invitare l’A.T.A. s.p.a.  a “provvedere con urgenza al rifacimento del tracciamento della corsia preferenziale allo stato poco visibile”.

In antecedenza, la Assemblea Capitolina, con deliberazione prot. n. 11691/2017 del 27.6.2017 ha tenuto a dedurre che “la decisione di ripristinare la corsia preferenziale non è stata adeguatamente pubblicizzata ai cittadini e che la segnaletica non appare adeguata a indicare ai veicoli che quel tratto di strada è ormai una preferenziale” terminando, poi, richiedendo all’A.T.A.C. s.p.a. di “implementare la segnaletica rendendola chiara e visibile”.

Su tali premesse, particolarmente confessorie del difetto in cui Roma Capitale è incorsa nella trattazione della vicenda di cui si sta argomentando, ha posto la propria ciliegina il Dott. Antonio Di Maggio, responsabile della Polizia Locale romana, che, con comunicazione prot. n. 180088 del 21.7.2017, a seguito dell’”ennesimo sopralluogo” in Via di Portonaccio, ha inteso ribadire che nella zona in questione la “segnaletica risulta ancora insufficiente, tant’è che numerosi veicoli impegnano di continuo la corsia in questione”.

Ciò appalesatosi dalla Amministrazione capitolina e nei fatti, la Prefettura di Roma e il Giudice di Pace Civile di Roma sono stati subissati da ricorsi.

Nella specie, l’elemento giuridico assorbente nella questione di Via del Portonaccio e che ha sostenuto le varie opposizioni è che il transito rilevato nella corsia riservata ai mezzi pubblici non potesse essere qualificato come illecito amministrativo da sanzionare a norma dell’art. 7 c.d.s., atteso che essa circolazione è stata causata da una oggettiva carenza di segnaletica, provata come sopra dalla medesima P.A. impositrice, che non ha permesso ai cittadini di essere edotti del divieto di circolazione.

Trattasi, dunque, di carenza elemento psicologico soggettivo, ex art. 3 Legge n. 689/1981 e di c.d. ignoranza inevitabile del precetto di legge.

Senonchè, a seguito di questa burrasca oppositiva e nonostante quanto già affermato a propria colpevolezza, la Amministrazione capitolina, invece di agire in autotutela a favore della cittadinanza, deliberando l’annullamento dei verbali emessi sino al 21.7.2017, addì di rifacimento della segnaletica e giorno da cui i transiti nella corsia preferenziale di Via del Portonaccio sono drasticamente diminuiti, ha optato per difendersi strenuamente sia in sede amministrativa, che giudiziale.

Sia da evincere che i ricorsi al Prefetto sono stati accolti dalla detta Autorità, come la copiosa maggioranza di quelli al Giudice di Pace, nonostante qualche Giudice si sia discostato dal coro e abbia accolto le difese della P.A.

Roma Capitale, dunque,  non paga di aver già essa stessa riconosciuto il proprio difetto e dei numerosi accoglimenti dei ricorsi esperiti (e delle copiose condanne alle spese di lite subite), ha deciso di non arrendersi ed è ricorsa in appello presso il Tribunale Civile di Roma.

E qui si giunge, ci si augura, al lieto fine, perché finalmente il suddetto Ufficio, nella persona del Giudice Dott. Massimo Moriconi, ha deliberato di assumere un occhio oggettivo e definitivo su quanto avvenuto in Via del Portonaccio nella prima metà del 2017 e ha nominato un C.T.U. per periziare i luoghi e gli atti amministrativi.

Il suddetto tecnico ha concluso la propria consulenza certificando quanto migliaia di ricorrenti avevano, in precedenza, eccepito nelle proprie difese, ossia che Roma Capitale, tra la delibera di sospensione della corsia preferenziale di cui trattasi e quella di riattivazione di essa, non ha mai modificato la segnaletica, di guisa che, al riattivarsi del divieto di accesso, nessun cittadino è stato posto nella condizione di essere edotto di ciò.

Di più. Il perito del Tribunale ha, financo, accertato che, quantomeno sino al Luglio 2017, il portale di Roma Capitale ha indicato la corsia preferenziale di Via del Portonaccio come aperta al pubblico passaggio.

La conseguente sentenza del Tribunale Civile di Roma n. 4587/2019 ha, quindi, reso giustizia a ciò che di giuridicamente fondato hanno eccepito i cittadini nell’opporsi ai verbali elevati dalla Amministrazione romana per quanto di cui al presente articolo, riconoscendo che i transiti sulla Via del Portonaccio in Roma, sino al mese di Luglio 2017, sono stati causati dalla responsabilità manchevole di Roma Capitale e non dalla colpa o dal dolo degli automobilisti.

Art. 3 Legge n. 689/1981 … questo sconosciuto … da Roma Capitale!

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