Può il ricorso fondarsi sulla semplice esibizione del ticket, a dimostrazione che le attestazioni su cui si fonda l’accertamento non rispondono al vero?
Purtroppo no. Questa è la risposta che al quesito ha dato il Tribunale di Bari, con la sentenza n. 19 del 7 gennaio 2015.
La trasgressione consisterebbe, infatti, non nel mancato pagamento della sosta, ma nella mancata esibizione dello scontrino del pagamento.
Con un po’ di buon senso dovrebbe essere evidente che chi paga la sosta ha logicamente tutto l’ interesse ad esibire anche lo scontrino (esponendolo sul cruscotto dell’auto) e non vi è motivo per immaginare che non lo abbia fatto. Con po’ di buon senso, potrebbe facilmente immaginarsi che, piuttosto, l’agente accertatore abbia ispezionato il cruscotto dell’auto in sosta con troppa fretta e gli sia sfuggita la presenza del tagliando di pagamento.
Tuttavia, il diritto ed il buon senso non vanno sempre d’accordo.
La rigida applicazione delle norme procedurali vuole che una simile contestazione consista nel contraddire la veridicità del verbale e necessiti, quindi, non di un ricorso contro il verbale, ma della proposizione di una ben più complessa “querela di falso”.
Detto in altri termini: il verbale è un atto pubblico e, se in esso l’agente accertatore (che è un pubblico ufficiale) afferma che il tagliando non fosse esposto, per contraddire la sua parola occorre esperire incidentalmente o preliminarmente un’azione che accerti devo sia il vero e dove sia il falso.
Sembra complicato ed effettivamente lo è.
La querela di falso necessita, infatti, dei suoi tempi e del patrocinio obbligatori di un avvocato, con ulteriori rischi e costi a carico del malcapitato automobilista, che nel corso del giudizio dovrà dimostrare non solo di aver pagato la sosta, ma anche di aver esposto il tagliando.
Considerato l’importo fortunatamente modesto delle sanzioni per il mancato pagamento della sosta, l’inevitabile conseguenza di un sistema così farraginoso non potrà che essere una: pagare anche la multa e non pensarci più, augurandosi che gli ausiliari del traffico abbiano, per le volte a venire, la pazienza di ottemperare al proprio lavoro con maggiore diligenza.