Difendersi da Equitalia ora si può. Con l’approvazione del Decreto del Fare (entrato in vigore il 21 agosto 2013) si concede ossigeno a centinaia di famiglie e imprese italiane schiacciate dal peso delle cartelle esattoriali con novità rilevanti che si concentrano proprio sulle regole per il pagamento delle tasse a rate e sulle limitazioni ai poteri di Equitalia, (ente addetto alla riscossione tributi e contributi non pagati).
A tal proposito, Equitalia ha annunciato la possibilità di applicare alcune delle misure più vantaggiose rispetto alle procedure di riscossione già avviate.
Piani di rateizzazione – I contribuenti che hanno ottenuto dei piani di rateizzazione del debito da Equitalia possono non pagare otto rate anche non consecutive (al posto delle due consecutive previste dalla vecchia legge), senza perdere il beneficio. Una concessione estesa anche a quanti ne abbiano fatto richiesta già in passato. In altre parole, se la morosità non arriva complessivamente a otto rate, è sempre possibile chiedere la dilazione di nuove cartelle.
Altra deroga. Se il debitore dimostra una situazione di difficoltà derivante dalla congiuntura economica, può rateizzare il proprio debito iscritto a ruolo in 120 rate mensili anziché nelle sole 72 concesse fino ad oggi. Norma che si applicherà anche alle rateizzazioni accordate prima dell’entrata in vigore del decreto. Tuttavia, su questo punto, c’è attesa per il decreto attuativo del ministero dell’Economia che sarebbe dovuto essere emanato entro il 20 settembre rendendo operativa la dilazione, ad oggi rimasta quindi solo sulla carta. Il decreto dovrà anche chiarire quale documentazione serve al contribuente per attestare la propria impossibilità al pagamento.
Limitazione dei poteri di Equitalia – Per migliorare l’immagine del suo “riscossore”, il governo ha anche introdotto una serie di provvedimenti volti a limitarne i poteri soprattutto nei confronti del bene più prezioso per gli italiani: la casa. Per legge, è ora vietato pignorare l’unico immobile posseduto dal contribuente (anche nel caso delle pertinenze: box, soffitta o posto auto) a patto che non sia di lusso, villa (categoria catastale A/8) o castello (categoria catastale A/9) e che sia adibito ad abitazione principale. Mentre in caso di espropriazione immobiliare, l’innalzamento della soglia del debito minimo per procedere sale da 20mila a 120.000 euro.
L’obiettivo è chiaro: tutelare le famiglie che, finendo nel mirino delle cartelle esattoriali, non sono in grado di pagare il debito e rischiano anche di ritrovarsi senza un tetto sopra la testa. Il problema è reale e, complice la crisi, è in forte incremento: basti pensare che a fine 2012 i pignoramenti hanno raggiunto quota 45.859 (dai 37.347 del 2011), con un aumento di 8.512 casi. Mentre, come emerge dai dati consegnati dal ministero dell’Economia alla commissione Finanze della Camera, nel primo quadrimestre 2013 sono stati 2.589 i sequestri totali effettuati da Equitalia (il 28,3% su immobili) contro i 5.222 pignoramenti di case, di beni immobili e mobili registrati in tutto il 2012.
Decisamente una novità positiva quella introdotta dal decreto che, tuttavia, non deve far abbassare la guardia ai proprietari di case alle prese con il pagamento delle rate. Meglio ricordare che se Equitalia non potrà più far partire l’esproprio, gli istituti di credito possono comunque continuare ad esigere il pignoramento, visto che l’articolo 40 del Testo unico bancario stabilisce che “la banca può invocare come causa di risoluzione del contratto il ritardato pagamento quando lo stesso si sia verificato almeno sette volte, anche non consecutive. A tal fine costituisce ritardato pagamento quello effettuato tra il 30esimo e 180esimo giorno dalla scadenza della rata”.
Una tutela in più arriva, invece, per i professionisti.
I beni strumentali per la produzione potranno essere pignorati solo se il valore di realizzo di altri beni non appare sufficiente a soddisfare il credito. Inoltre, per quanto riguarda i veicoli, va sottolineato che non potranno essere applicate le ganasce se il contribuente dimostra entro 30 giorni dal preavviso (non più 20 come prima delle modifiche) che l’automobile o un altro mezzo di trasporto a motore sono strumentali alla sua attività professionale.