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Cosa succede quando ci viene notificata una ordinanza ingiunzione di pagamento priva di motivazioni? Occorre semplicemente accettare una decisione presa dall’amministrazione o si verifica in questi casi una lesione dei nostri diritti?
È bene sapere che ogni provvedimento amministrativo deve essere motivato, questo significa che se non vengono spiegate le ragioni che hanno portato alla decisione, l’atto può essere annullato.
Le normative che prevedono l’obbligo di motivazione
Come detto la legge prevede l’obbligo di adeguata motivazione per tutti gli atti delle amministrazioni, ed in particolare per quelli decisori (restano invece esclusi gli atti amministrativi generali e quelli di carattere normativo).
Ciò è previsto dall’art. 3 della L. 241/90 per tutti gli atti amministrativi e dall’art. 18 comma 2 della L. 689/81 con particolare riferimento alle ordinanze ingiunzioni; la previsione è contenuta anche nell’art. 204 co. 1 C.d.S.
La Corte di Cassazione si è espressa a più riprese sull’argomento, sottolineando che l’ordinanza ingiunzione “deve essere a pena di illegittimità, motivata, sia pure succintamente, sia in relazione alla sussistenza della violazione, sia in relazione alla infondatezza dei motivi allegati con il ricorso”. (In tal senso Cass. civ., 13/01/2005, n. 519; Cass. civ., 16/04/2008, n. 10043; Cass. civ., 16/11/2007, n. 23747; Cass. civ., 13/04/2006, n. 8649.)
Risulta evidente quindi l’importanza per il privato cittadino di poter conoscere il percorso logico-giuridico che ha condotto l’organo verso una decisione, pena il pregiudizio del suo diritto a poter impugnare l’atto.
Come contestare una decisione se non ne conosco le ragioni giuridiche?
La Corte Costituzionale ha sottolineato con le decisioni nn. 161/2008, 103 e 104/2007 l’importanza della motivazione di un atto, a prescindere dalla sua natura giuridica.
Questa infatti consente il controllo giurisdizionale: ciò significa che il giudice davanti cui l’atto verrà impugnato potrà verificare la bontà dell’iter logico giuridico seguito dall’organo che ha emanato l’atto e la sua validità formale e sostanziale.
L’esternazione delle ragioni alla base delle decisioni risulta quindi necessaria e fondamentale in ossequio ai precetti costituzionali dell’imparzialità e trasparenza dell’azione amministrativa.
L’inosservanza di detti principi qualificherebbe l’azione amministrativa come discrezionale e non più imparziale, non più quindi al “servizio della Nazione” (art. 98 Cost.) e delle finalità pubbliche dell’ordinamento.
La sentenza del Giudice di Pace di Trebisacce del 28/06/2022
Sulla scorta di tali ragioni, da ultimo il Giudice di Pace di Trebisacce ha accolto una opposizione ad ordinanza-ingiunzione redatta dallo staff di Ricorsi.net.
Nell’atto impugnato il Prefetto di Cosenza aveva rigettato un ricorso avverso un verbale della Polizia Locale di Villapiana, condannando il ricorrente al pagamento della multa senza soffermarsi o argomentare sul mancato accoglimento dei motivi di ricorso.
Nell’opposizione è stata correttamente sottolineata la carenza motivazionale, ribadendo al Giudice adito i motivi per cui si eccepiva l’illegittimità del verbale sottostante all’ordinanza.
Il Giudice di Pace, letti i motivi di opposizione, ha osservato che la carenza motivazionale può manifestarsi anche e soprattutto nelle ordinanze motivate per relationem, poiché il semplice richiamo ad altri atti amministrativi, a precedenti decisioni o alla giurisprudenza non è sufficiente a costituire un’idonea valutazione critica ancorata al caso concreto.
Lo stesso ha poi riscontrato che tale mancanza sussisteva anche in relazione alle deduzioni difensive svolte in sede amministrativa e pertanto, richiamando da ultimo le sentenze di Cassazione nn. 11280/2010 e Cass. S.U. n. 1786/2010, ha ritenuto che vi fosse una carenza assoluta di motivazione dell’ordinanza-ingiunzione opposta sia nei presupposti di fatto che nelle ragioni di diritto e l’ha annullata in toto, con piena ragione del ricorrente.
L’invito al lettore
L’esperienza riportata rappresenta una situazione che può capitare a chiunque in prima persona, considerata anche la mole di ricorsi al Prefetto presentati nelle grandi città e la sempre più diffusa pratica di collazionare le ordinanze-ingiunzioni di pagamento su modelli di rigetto pre-compilati e uguali per tutti.
Nel momento in cui ci viene notificato un atto che consideriamo carente, contraddittorio o omissivo dal punto di vista motivazionale con riferimento ai fatti relativi al nostro specifico caso e ai motivi di ricorso presentati al Prefetto, è sempre il caso di farlo visionare ad un esperto che saprà guidarci e nel migliore dei casi potrà far annullare l’ingiunzione illegittima.