Può o meno essere accusato di omicidio (colposo) il conducente che abbia causato un incidente mortale, pur nel rispetto dei limiti di velocità?
In breve, secondo la testi della difesa, la circostanza che il conducente mantenesse una velocità contenuta entro i limiti, dovrebbe di per sé valere come esimente dal reato, portando ad escludere ogni addebito di responsabilità. Tale tesi è stata, tuttavia, disattesa dai Giudici della Corte di Cassazione (Sent. 35331 del 2015), secondo i quali il rispetto della velocità massima consentita in autostrada non esclude la colpa del conducente per l’incidente provocato.
Secondo la giurisprudenza della Cassazione, in tema di circolazione stradale, l’osservanza del limite di velocità imposto non vale sempre ad esonerare dalla responsabilità per il reato colposo quando esistano concrete circostanze che la rendano inidonea, nel caso specifico, a garantire la tutela del bene cui la regola cautelare è preordinata.
Nel caso in esame si rimproverava all’imputato, alla guida di una Mercedes, di avere, per colpa specifica, violentemente tamponato una autovettura Fiat Punto che la precedeva nella terza corsia di un tratto autostradale. A causa del violento scontro il conducente della Fiat Punto moriva in seguito alle gravissime lesioni riportate a seguito dell’incidente.
L’imputato aveva sostenuto che non poteva essergli ascritta la responsabilità del sinistro visto il suo rispetto del limite di velocità imposto nel tratto stradale percorso.
La Cassazione al contrario non ha escluso la colpa a carico del conducente della Mercedes motivando che l’alta velocità sostenuta presupponeva l’esistenza di un tratto stradale sufficientemente sgombro da altri veicoli, circostanza che in realtà non sussisteva e che è stata totalmente ignorata dell’imputato.