Direttiva Minniti: l’avvoltoio ha fame

In coincidenza con l’esodo estivo, il Ministero dell’Interno ha emanato una nuova direttiva in materia di circolazione stradale: la “Direttiva Minniti” (dal nome del Ministro attualmente in carica).
In due parole, possiamo semplicemente definire la Direttiva Minniti come un’ennesima occasione persa per guardare in faccia alla realtà e attenuare l’abuso dello strumento sanzionatorio, che vigliaccamente sfrutta un tema davvero rilevante (la sicurezza stradale) per ingrassare le tasche delle pubbliche amministrazioni.Intanto chiariamo che la direttiva, in quanto tale, è un atto interno all’organizzazione della macchina pubblica e non ha forza di legge, non innova nulla, ma serve semplicemente ad esprimere un intento.
Qual è l’intento espresso dalla Direttiva? Ovviamente “intensificare i controlli”, come se i cittadini non fossero già abbastanza strozzati dalle multe.

Unica nota positiva a favore del cittadino riguarda le “spese di accertamento”.
Spieghiamo in breve di cosa si tratta: le spese di accertamento sono lo squallido pretesto che le amministrazioni municipali utilizzano per raschiare il fondo del barile, ovvero per sommare alla sanzione delle ulteriori indefinite spese e così fregare al cittadino qualche altra decina di euro.
La Direttiva Minniti interviene su questo punto facendosi carico di chiarire quel che (in un paese normale) dovrebbe essere già chiaro di per sé: le spese amministrative che l’amministrazione può addebitare al cittadino devono corrispondere davvero alle spese che l’amministrazione ha sostenuto.Quindi, in definitiva, mentre i telegiornali strombazzeranno annunciando grandi novità in tema di sicurezza stradale, sappiate che non è cambiato nulla, che è stata emessa una semplice direttiva (che non è una legge) con la quale lo Stato avvoltoio ha annunciato di avere più fame.

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