Li avrete probabilmente già notati per strada: sono dei grandi cilindri, generalmente di colore arancione (come quello che è raffigurato nella foto a fine articolo) che al passaggio della vettura, rilevandone semplicemente il movimento, emettono una luce di colore blu. Non rilevano alcuna velocità, non scattano foto e non servono a fare multe.
A che servono allora? Sono dei dissuasori: inducono gli automobilisti a rallentare la velocità, malgrado non ci sia alcun rischio di essere multati.
Attorno a questi aggeggi si sta recentemente accendendo uno scontro istituzionale tra i comuni e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Il Ministero con una lettera indirizzata all’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) ne ha chiesto la rimozione dalle strade urbane, in quanto questi
finti autovelox non sono previsti da alcuna normativa, non sono autorizzati, né omologati. Anzi, a detta del Ministero, potrebbero anche rappresentare un ostacolo o un pericolo alla circolazione. I Comuni, dal canto loro, ribattono che effettivamente non sono neanche vietati, quindi, il loro utilizzo non può che ritenersi assolutamente lecito.Come finirà questo braccio di ferro, al momento, nessuno può dirlo: saranno tutti soppressi o continueranno a proliferare? Non è dato saperlo.Vale la pena di spendere una riflessione in difesa dei Comuni che si battono per poter continuare ad utilizzare questi dispositivi: al pari degli
autovelox veri, quelli finti, servono a dissuadere gli automobilisti dall’accedere i limiti di velocità, contribuiscono, quindi, a tutelare la sicurezza delle strade, senza il secondo fine di infliggere multe e arricchire i bilanci dei Comuni. In più, i
finti autovelox, non richiedono alcuna attività di gestione, per cui non sottraggono agenti di polizia dal prestare i loro servizi in favore della cittadinanza, per esaminare fotogrammi e compilare verbali.
Insomma, saranno pure illegali, ma se servono allo scopo e non fanno danni, allora si farebbe meglio a legalizzarli, anziché discuterne tanto.
Dei “finti autovelox” si è parlato qualche tempo fa anche alle “Iene”, ovviamente gridando allo scandalo. Di scandaloso (e su questo concordiamo) c’è la cifra spesa dai Comuni per acquistare ogni singolo esemplare: ben tremila euro per ogni finto autovelox, che altro non è che un cilindrone di plastica arancione. Puro spreco di denaro pubblico, per arricchire i produttori di questi aggeggi.
Quello su cui non concordiamo, invece, è la conclusione a cui giunge la iena di turno: “gli autovelox sono finti, non fanno multe, quindi non servono a nulla”.
Questione di opinioni, questa è la nostra. Tu che ne pensi?