La notizia è di qualche giorno fa, proviene da fonti attendibili (dall’ANSA in particolare), ma le cronache l’hanno taciuta quasi del tutto. A noi ha fatto sorridere e per questo ve la riproponiamo. I fatti raccontano di due agenti della municipale di Roma che, di pattuglia, avrebbero dovuto rilevare gli eccessi di velocità, con l’ausilio dell’autovelox in dotazione. Sarà stato il caldo torpore dell’auto o forse il passaggio ipnotico delle vetture a far cadere i due agenti in un sonno profondo.
Così profondo, che i due non si sono risvegliati neanche quando “chissà chi” si è avvicinato all’auto civetta e ha loro sottratto il costosissimo autovelox. A loro risveglio (non si sa avvenuto quanto tempo dopo) ormai l’autovelox non c’era più.
Così profondo, che i due non si sono risvegliati neanche quando “chissà chi” si è avvicinato all’auto civetta e ha loro sottratto il costosissimo autovelox. A loro risveglio (non si sa avvenuto quanto tempo dopo) ormai l’autovelox non c’era più.
Nulla si sa degli autori del furto ed è lecito immaginare che il gesto resterà probabilmente impunito. Gli autovelox costano alle amministrazioni comunali decine di miglia di euro, per cui il danno economico è ingente. Quello all’immagine pure. Derubare alla polizia suona un po’ come “vendere ghiaccio agli esquimesi”, se poi oggetto del furto è proprio lo strumento utilizzato per rilevare gli illeciti, neanche le espressioni più colorite potrebbero rendere l’entità del paradosso.Difficile immaginare che il furto sia avvenuto per scopo di lucro: considerata la natura dell’oggetto è improbabile pensare che l’autovelox possa essere rivenduto, ricettato o utilizzato per scopo personale.
L’unica ipotesi plausibile resta, quindi, quella del gesto di protesta, di un atto dimostrativo, contro un sistema che fa delle multe un modo per garantire entrate ai comuni e non per tutelare la sicurezza stradale.