gdp.giustizia.it offline: (in)Giustizia in manutenzione

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Da metà agosto il sito gdp.giustizia.it è stato improvvisamente messo offline. Si trattava di uno strumento fondamentale per i cittadini che volevano presentare in autonomia un ricorso contro una multa, senza doversi necessariamente rivolgere a un avvocato.

Un laconico comunicato sul sito del ministero parla di un’attività di manutenzione straordinaria. Tuttavia, considerato il lungo tempo ormai trascorso, sorge il dubbio che il sito non verrà mai più ripristinato.

Il portale consentiva infatti di compilare facilmente la nota di preiscrizione del ricorso, ottenendo subito un numero di protocollo web. Grazie a quel codice era poi possibile monitorare lo stato della procedura in forma anonima: i dati personali erano protetti da asterischi e apparivano soltanto le iniziali del nome e del cognome. Una garanzia di trasparenza e al tempo stesso di riservatezza, che rendeva il percorso accessibile anche ai non addetti ai lavori.

Il nuovo sistema: complicato e poco trasparente

A sostituire gdp.giustizia.it è arrivata la procedura attraverso il sito pst.giustizia.it, che però richiede l’accesso tramite SPID o Carta d’identità elettronica. Già questo rappresenta un ostacolo enorme per il cittadino medio, che spesso non dispone delle competenze digitali o degli strumenti necessari per autenticarsi.

Ma la criticità più grave è un’altra: sul nuovo portale non è più possibile effettuare la preiscrizione a ruolo né ottenere un numero di protocollo web. Viene così meno la possibilità di monitorare facilmente lo stato della causa, con un evidente passo indietro rispetto al sistema precedente.

Oggi, per cercare di aggirare questa carenza, l’unica alternativa concreta è recarsi fisicamente in cancelleria e presentare il ricorso a mano, sperando di ottenere subito il numero di RG, l’indicazione del giudice e la data di udienza. Un ritorno a prassi “novecentesche” che contrasta con la tanto decantata digitalizzazione della giustizia.

Una giustizia sempre meno accessibile

Il risultato è che il sistema si sta muovendo verso un modello che esclude progressivamente i cittadini non assistiti da avvocati. Laddove prima esisteva un percorso semplice e trasparente, oggi ci troviamo di fronte a barriere tecniche e burocratiche che rendono la difesa dai piccoli soprusi – come una multa ingiusta – sempre più difficile.

Eppure, proprio per le controversie di modesto valore, in cui rivolgersi a un avvocato è spesso antieconomico, dovrebbe essere garantita la massima accessibilità. Invece si preferisce complicare ciò che funzionava, limitando la possibilità per il cittadino comune di far valere i propri diritti.

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