La Giustizia può attendere

giustizia lenta

All’inizio ci avevano detto che la Giustizia avrebbe ripreso a funzionare con la sua “regolare inefficienza” dopo il 22 marzo. Pochi giorni dopo è stato, invece, annunciato che la sospensione sarebbe durata fino al 15 aprile. Bastava poca immaginazione per farsi un’idea che anche questo termine sarebbe slittato. E così è stato. Il rinvio deciso ieri dal Consiglio dei Ministri sposta la data di riapertura degli uffici giudiziari al prossimo 11 maggio 2020.

Difficile immaginare che in poco più di un mese saremo fuori dall’emergenza e potremo tornare ad affollare le aule dei tribunali. Più facile immaginare che all’approssimarsi dell’undici maggio saremo informati di un nuovo rinvio. Anche questa data, quindi, non pare destinata ad essere appuntata sul calendario.

Lo abbiamo detto più volte e lo chiariamo di nuovo: lo slittamento rappresenta un periodo di sospensione, durante il quale tutti i termini giudiziali sono sospesi. Chi aveva da contestare una multa innanzi al Giudice di Pace, ha quindi più tempo a propria disposizione per presentare il ricorso.

La sospensione non riguarda, invece, i ricorsi da presentare al Prefetto, poiché in questo caso si tratta di ricorsi amministrativi e non giudiziali. Poco male, giacché il ricorso si può in questi casi presentare con una semplice pec, seguendo le istruzioni che abbiamo pubblicato in questa mini guida. E chi non dispone di un indirizzo pec? È giunto il momento che se ne procuri uno! Un indirizzo pec costa meno di una singola raccomandata cartacea e dura un anno, vi risparmia di perdere tempo in fila all’ufficio postale e, visti i tempi, vi risparmia magari anche di tornare a casa con qualche colpetto di tosse.

A voler divagare, resta da considerare che i mesi che ci attendono, quando l’emergenza sarà finita, saranno di collasso economico. Su questo collasso graverà ulteriormente il peso di una giustizia, già di per sé proverbialmente lentissima, che per tanto tempo è rimasta del tutto immobile. Nessuno può darsi colpa dell’emergenza, ma è impossibile non constatare che, nell’epoca della “digitalizzazione della pubblica amministrazione” e della “riforma del processo telematico”, tutto sia fermo per evitare che centinaia di avvocati e cittadini vadano in processione davanti alla scrivania del giudice di turno. Una manciata di webcam da 30,00 euro l’una avrebbe consentito lo svolgimento delle udienze da remoto e avrebbe alleviato questa paralisi. Ma, si sa, in Italia la Giustizia può attendere.   

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