La fase più acuta della pandemia e l’obbligo alle restrizioni e al distanziamento fisico imposte per decreto dal governo ha velocizzato una fase di transizione verso il digitale e l’informatizzazione che era iniziata inevitabilmente già da tempo. In particolare questo periodo di obbligatorio esercizio a distanza delle funzioni ha messo alla prova la burocrazia di molta Pubblica Amministrazione costretta ad ottimizzare modi, tempi e strumenti alla luce dei nuovi protocolli. Le cosiddette operazioni da remoto a poco poco sono diventate la norma e superata la necessità di limitare gli assembramenti in un luogo fisico, la modalità ora persiste per il motivo che esisteva già a monte e cioè facilitare l’utente nello sbrigare le pratiche e ottenere i documenti. Simboli di questa evoluzione in tal senso sono sicuramente lo SPID e la CIE
Lo SPID (acronimo di Sistema Pubblico di Identità Digitale) è l’equivalente di un documento di identità personale ma digitale ed abilitato a permettere la fruizione on line di tutta una serie di servizi messi a disposizione dalla Pubblica Amministrazione. E non solo. È un sistema semplice e sicuro che, attraverso il riconoscimento di credenziali uniche e valide per ogni servizio, ha reso uniforme ed uguale per tutti l’accesso ai pubblici servizi in tutto il territorio nazionale. Stessa funzione ha la CIE (altro acronimo, in questo caso di Carta d’Identità Elettronica). Di fatto, con l’introduzione dell’identità digitale e il suo valore di documento unico per accedere ai servizi della PubblicaAmministrazione, tutte le domande, le richieste e le certificazioni ottenute e prodotte secondo la nuova procedura on line sono da ritenersi in tutto e per tutto equivalenti a quelle sottoscritte in presenza, con firma autografa, autenticata da un preposto addetto all’autenticazione del documento. E questo secondo l’art. 65 del Codice dell’Amministrazione Digitale.
Computer, tablet e smartphone diventano di fatto i nuovi portali per accedere ai servizi, con risparmio di risorse e tempo sia per i privati cittadini (ma anche imprese e professionisti) sia per la Pubblica Amministrazione, virtualmente ancora dall’altra parte dello sportello, non più appesantita però, almeno in questo senso, dalla burocrazia e dalle zone spesso grigie di regole, procedure e protocolli non uniformati, come adesso, sotto un’unica ed universale modalità di accesso al servizio, qualsiasi esso sia. In più il recente decreto Semplificazioni 76/2020 ha posto l’attenzione sull’incidenza che un ancora più massiccio ricorso al digitale potrebbe avere sulla riduzione dell’uso della carta utilizzata per le comunicazioni. Stiamo parlando di tutti quegli atti e documenti che fino ad ora sono stati inviati dagli uffici della Pubblica Amministrazione, tramite raccomandata cartacea. Ora passerà tutto su piattaforma digitale e l’invio sarà telematico.
Cosa cambierà per le multe?
Tutto quanto fino ad ora descritto riguarderà anche il sistema di notifica delle multe. In particolare si occuperà di realizzare e gestire questo apparato il circuito PagoPa e Poste Italiane. Al primo competono le comunicazioni, alla seconda di realizzare la piattaforma digitale. L’obiettivo è quello di permettere al cittadino di districarsi agevolmente nell’ambito delle pratiche inerenti alla Pubblica Amministrazione. In particolare la notifica digitale degli atti dovrebbe essere una delle semplificazioni applicabili e di cui maggiormente godere. Il domicilio del cittadino, associato al possesso di un indirizzo di posta elettronica certifica (Pec) e la creazione di un recapito certificato dedicato alla comunicazione elettronica, faranno fede analogamente al domicilio fisico utilizzato adesso. Credenziali digitali che si potranno autonomamente create sui portali dello SPID e della CIE. La carta non sarà più necessaria. Ma la comunicazione e la sua legittimità resterà la stessa. Di carta sarà ancora solo la raccomandata classica che partirà di norma dopo due invii a vuoto di notifica digitale. Ma anche in questo caso la busta con l’atto notificato conterrà solo un codice univoco numerico (IUN), con la procedura per accedere alla piattaforma anche senza SPID o CIE.
È evidente che il risultato auspicato e auspicabile è quello di facilitare (“semplificare” come recita il decreto) il rapporto e le comunicazioni tra cittadino e Pubblica Amministrazione. Senza trascurare il risparmio in termini di consumo della carta e dei costi di ogni busta verdeche come sappiamo grava sul destinatario. Si stima che il costo passerebbe dagli 11 euro di adesso a soli 2 euro (più 1 euro e 40 centesimi ulteriori nel caso di invio dello IUM).
E le spese di notifica?
Ricevere le multe mediante notifica digitale dovrebbe almeno rappresentare per i contribuenti una occasione di risparmio per le spese di notifica dei verbali. Le spese di notifica che, infatti, puntualmente si accompagnano e si sommano alle sanzioni, non dovrebbero servire ad altro che a coprire i costi vivi sostenuti dall’ente impositore, appunto, per recapitare al trasgressore il verbale presso la sua residenza. Stiamo utilizzando il condizionale perché in realtà non sempre così, anzi non lo è quasi mai. Le spese di notifica vengono, infatti, generalmente quantificate dalle pubbliche amministrazioni in modo astratto e, senza un esatto criterio matematico, raggiungono cifre esorbitanti. Per intenderci, se una semplice raccomandata di un paio di fogli, spedita da qualsiasi comune mortale, ha un costo pari a circa 5,00 euro, le spese di notifica raggiungono in media importi superiori di almeno quattro volte. Detto in termini più diretti, dietro ogni multa ogni amministrazione ha un ulteriore “ingiustificato profitto” di circa una ventina di euro. È lecito chiedersi se comuni e amministrazioni locali rinunceranno così facilmente a questo extragettito quando il sistema di notifica digitale sarà entrato a regime.
Traendo da esperienze pregresse potremmo guardare con pessimismo a quanto già successo con l’introduzione del processo civile telematico. Anche allora si brindò al risparmio dei costi e delle spese vive che la digitalizzazione avrebbe comportato: meno marche da bollo, meno incombenze per gli avvocati costretti ad inutili trasferte per depositare atti e meno carta sottratta al pianeta. Anche in quel caso, tuttavia, lo Stato pensò bene di affondare le mani nell’effettiva occasione di risparmio offerta ai suoi sudditi e così aumentò il costo del contributo unificato (che si paga in occasione dell’iscrizione a ruolo di una causa).
Se andrà così anche per le multe, lo scopriremo solo vivendo.