Che sia in cerca di popolarità o esprima opinioni dettate dal suo più sincero convincimento, l’attuale ministro dei trasporti, Lupi, è tornato ad esprimersi in materia di multe e ricorsi spezzando una lancia in favore dei contribuenti. Il ministro ha, infatti, ammonito le amministrazioni comunali che, con troppa disinvoltura, gonfiano le spese di notifica dei verbali. Il problema è ancora una volta nel Codice della Strada, che prevede che oltre, alla sanzione, il trasgressore debba pagare anche le spese accessorie, senza chiarire esattamente quali. Una vaghezza terminologica che potrebbe andar bene per un paese civile, ma non per il nostro. Quali spese sostenga un comune per notificare un verbale non è dato capire, anche perché ognuno le applica in misura differente.
La maglia nera spetta (secondo un’analisi effettuata dalla rivista Quattroruote) al comune di Torino (che richiede il pagamento di 22,00 euro), ma a brevissima distanza ci sono Milano e Napoli con importi inferiori di poco. L’irragionevolezza diventa lampante se questi dati vengono confrontati con quelli dei comuni più virtuosi (La Spezia e Latina) che, per le medesime spese di notifica dei verbali, chiedono appena più della metà.È cosa di buon senso che alla sanzione si sommino le spese vive sostenute per riscuoterla, ma non è giustificabile nella logica delle cose che tali spese subiscano da comune a comune oscillazioni del 100%.
Variazioni così significative possono spiegarsi solo con la vergognosa fame di denaro delle pubbliche amministrazioni, che senza pudori raschiano il fondo del barile continuando a ricercare, nelle lacune del codice, ambiguità interpretative che possano legittimare prelievi ingiustificati, dilatare termini o conferire poteri inesistenti.
Variazioni così significative possono spiegarsi solo con la vergognosa fame di denaro delle pubbliche amministrazioni, che senza pudori raschiano il fondo del barile continuando a ricercare, nelle lacune del codice, ambiguità interpretative che possano legittimare prelievi ingiustificati, dilatare termini o conferire poteri inesistenti.
Viene alla mente il vecchio modo di dire: “paese che vai, usanze che trovi”. Peccato che il diritto non sia un’usanza e la sua applicazione dovrebbe essere uniforme a tutto lo stivale.