Con l’ultima manovra correttiva, il governo ha nuovamente innalzato l’importo minimo del contributo unificato da 33,00 a 37,00 euro per tutte le cause di valore non superiore ai 1.100 euro. Si tratta di un rincaro non occasionale ma tendenziale, che scava nel solco già tracciato nel 2010, quando il contributo unificato fu introdotto per la prima volta anche per le cause di valore inferiore ai 1.100 euro, e successivamente fu innalzato da 30 a 33 euro.
Lo scopo pare evidentemente essere non solo quello di rimpinguare le malmesse casse dello stato, ma soprattutto quello di scoraggiare l’accesso alla giustizia per quelle cause di modesto importo, così da snellire il carico gravante sugli organi gudiziari.
Si tratta di una misura ai limiti della incostituzionalità, che comprime il diritto di accesso alla giustizia per i cittadini meno abbienti e per i consumatori in generale, ovvero per tutti coloro che quotidianamente subiscono infinite piccole ingiustizie che sempre più spesso converrà accettare passivamente. Risolvere il problema della lentezza della giustizia non deve e non può significare far diventare la giustizia un servizio per ricchi.
Per quanto riguarda i ricorsi avverso i verbali per infrazioni al Codice della Strada è opportuno ribadire che il pagamento del contributo unificato è dovuto solo per i ricorsi al giudice di pace e non per i ricorsi presentati alle prefetture.